LA GERMANIA LASCERÀ L’EURO?

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uneropadiversa

E se fosse la Germania a lasciare l’euro? L’ipotesi è sempre rimasta sullo sfondo ma, dopo il voto di domenica, diventa più concreta. L’insuccesso del partito della Merkel, la caduta di Spd e lo sbriciolamento dell’estrema sinistra hanno aperto la strada agli euroscettici di Afd. Un dato che il governo di Berlino non potrà trascurare. Perché l’Europa si fa a Bruxelles ma i voti sono nazionali.
 
Il voto di domenica dice una cosa molto importante: fasce crescenti dell’elettorato tedesco non hanno più voglia d’Europa. Stanno strette molte regole a cominciare da quelle sull’immigrazione. I tedeschi hanno bisogno di aprire le frontiere perché il Paese sta invecchiando. I vicini di casa europei hanno interessi diversi. La signora Merkel, per forzare la volontà dei partner ha invocato l’inviolabilità dei diritti umani avviando la politica delle porte spalancate che, fino a un attimo prima, aveva rifiutato. Una scelta strumentale per costringere i soci della Ue a seguirla in nome dei sacri principi della fratellanza umana. Senza l’intralcio della Ue i percorsi sarebbero stati diversi e la Merkel non sarebbe stata costretta a mettere in gioco la sua popolarità.
 
Ancora più evidenti le penalizzazioni che vengono dall’euro. Per anni è stato un elemento di crescita per il sistema Germania. Ora è un problema. Draghi ha portato in territorio negativo i rendimenti dei bund. Il fenomeno destabilizza tutto il sistema previdenziale e assicurativo tedesco. Una parte delle pensioni, infatti, viene pagato dai fondi integrativi che, a questo punto, non hanno più margini. Per non parlare delle polizze vita: le vecchie pagano un minimo garantito ai sottoscrittori diventato insostenibile per gli assicuratori. Difficile inoltre trovare nuovi clienti visto che gli interessi promessi sono veramente miseri. Analogamente le banche: a tassi negativi i margini spariscono.
 
Ma il problema non è solo la finanza. Comincia a soffrire l’industria. L’euro che rende imbattibile l’export tedesco. Chi perde, però, non è felice. Per esempio gli Usa stanno rispondendo duramente con l’obiettivo di mettere in cattiva luce il made in Germany. Come leggere altrimenti lo scandalo Volkswagen, oppure le stangate su Deutsche Bank? Come mai il governo di Washington si accanisce tanto sulla Germania e lascia in pace gli altri? La riposta è questa: la potenza tedesca torna a far paura al mondo intero e, ancora una volta, tocca agli Stati Uniti stroncarla. A Berlino cominciano a pensare che tornare al marco potrebbe placare il furore degli avversari.

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